ABISSO

Ricco Epulone e povero Lazzaro. Tra loro l'abisso. Uno distanzia il ricco verso la fine di se stesso, lo allontana sempre più da se stesso, verso il nulla della morte e verso la punizione eterna, a mo' di contrappasso. Uno distanzia il povero dal ricco, verso il fine al quale il povero viene destinato a mo' di premio e di contrappasso. La parabola molto energicamente ci sottolinea l'urgenza del rapporto umano da vivere appieno, specie verso chi ha bisogno, per evitare di fare una brutta fine. A che vale avere tutto, se poi ti perdi? Sembra dire. Ogni comportamento induce una frattura se è disumano, recando come conseguenza una impossibilità di vita serena. Ciò che viene escluso appare invece privilegiato. Si sottolinea il valore che rimane al di là di tutto ciò che cade nell'abisso: l'umanità. Se non c'è questa, ogni ripensamento non ha più senso e non ha alcuna possibilità. L'abisso crea incomunicabilità sempre più netta tra chi sceglie di non condividere con l'altro. Il nulla anche nel presente è sempre alle porte, e squalifica ogni ricchezza, valorizzando chi viene escluso agli occhi della logica mondana. Un invito, quello della parabola, all'attenzione all'altro, per non perdere il meglio di se stessi: la vera ricchezza. Ogni strada epulonica finisce negli abissi, ogni incontro con l'altro crea il futuro di un mondo di speranza, di giustizia e di pace.